Questa illustrazione è un’elaborazione digitale realizzata da Sara Stefanini nel 2017.
La scena si svolge in un paesaggio desolato, desertico. Solo una costruzione isolata, tracciata con pochi segni bianchi, interrompe la linea dell’orizzonte sulla sinistra. In primo piano un uomo sta piangendo lacrime amare, ma nello stesso tempo sta danzando, condotto da quella che apparentemente è un’altra figura maschile. Quest’ultima, di colore rosso vivo, è in realtà incorporea, non proietta ombra sulla terra e attraverso di essa si scorge il paesaggio e il corpo dell’uomo piangente. L’autrice ha voluto in questo modo visualizzare la presenza di Dio che non lascia l’uomo nella sua disperazione, ma lo rialza e tramuta la sua sofferenza in gioia, espressa dalla danza, qui come nel salmo.
L’opera si ispira al Salmo 30:
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, mio Dio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ho detto, nella mia sicurezza:
"Mai potrò vacillare!".
Nella tua bontà, o Signore,
mi avevi posto sul mio monte sicuro;
il tuo volto hai nascosto
e lo spavento mi ha preso.
A te grido, Signore,
al Signore chiedo pietà:
"Quale guadagno dalla mia morte,
dalla mia discesa nella fossa?
Potrà ringraziarti la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!".
Hai mutato il mio lamento in danza,
mi hai tolto l'abito di sacco,
mi hai rivestito di gioia,
perché ti canti il mio cuore, senza tacere;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.