Cosa intendiamo per "corpo", e che cosa rappresenta per noi?
Soltanto ciò che vediamo riflesso nello specchio?
O una macchina molto complessa costituita da una struttura ossea e da un insieme di organi vitali, come ci rivelano le radiografie e altre sofisticate indagini?
Un corpo è molto più di quello che pensiamo, è più di centomila miliardi di cellule. Studi scientifici ne definiscono sempre di più la composizione e il funzionamento, ma sono soltanto le cellule a dire che gli esseri umani sono uno diverso dall'altro?
Nel nostro Occidente una lunga tradizione ancora ben viva ha alimentato il dualismo tra corpo e anima prima, tra corpo e mente poi, facendoci dimenticare che ciascuno di noi è unità, che in sé racchiude spazio, tempo, crescita, desiderio, respiro, emozione, pensiero, azione, e che come tale si relaziona continuamente con il mondo. Per questa nona edizione della rassegna I colori del sacro abbiamo immaginato un percorso che attraverso le illustrazioni racconti il corpo come dimensione centrale della vita, dalla più elementare esperienza di sé, all'apertura verso ciò che è altro da sé - passando anche attraverso il cambiamento e l'esperienza del limite - fino ad abbracciare l'eternità a cui apparteniamo.
Come sempre, il linguaggio dell'arte supera l'oggettività tentando nuove modalità descrittive, ricorrendo a metafore e allegorie, a soluzioni materiche. L'uomo colore creato da Martin Jarrie, che abbiamo scelto come immagine della mostra, ci è sembrato esemplificare proprio la meravigliosa, sconfinata complessità della vita, racchiusa in quella realtà apparentemente limitata – ma aperta all'infinito - che chiamiamo corpo.